Sommario
Identificazione e danno della tignoletta della vite
La Tignoletta della vite (Lobesia botrana) è un lepidottero diffuso in tutta Italia ed in particolare nelle regioni del centro-sud. La lotta a questo insetto avviene contemporaneamente a quello della tignola della vite, Eupoecilia ambiguella (qui scheda tecnica) i cui cicli biologici si accomunano. L’adulto della tignoletta è una farfalla di 8 mm di apertura alare riconoscibile dalla presenza di disegni marmorei marroni e ali frangiate ai bordi. La larva al primo stadio ha una colorazione che varia dal giallo al verde con capo di colore giallastro, per poi assumere una colorazione marroncina nelle larve mature (vedi figura 1). Il danno si manifesta sia in fioritura (prima generazione), sia sugli acini in fase di ingrossamento ed invaiatura (seconda e terza generazione). Il danno sul grappolo in fase di ingrossamento è estremamente dannoso per l’agricoltore in quanto sulle lesioni provocate dalla tignoletta si instaurano facilmente botrite (vedi qui scheda tecnica) e marciume acido. Sulle varietà da tavola anche pochi acini danneggiati dalla tignoletta inficiano negativamente sulla qualità del prodotto. Danni del tutto simili sono causati dal già citato lepidottero Eupoecelia ambiguella.
Ciclo biologico della tignoletta della vite
L’insetto sverna come crisalide sotto la scorza della pianta o in altri anfratti del vigneto (pali di legno, vecchi ceppi, ecc.).
Il ciclo biologico vede la prima generazione di adulti comparire ad aprile-maggio e questa ovidepone sui fiori. Le larve di questa generazione si nutrono appunto dei fiori (antofaghe), si impupano successivamente all’interno dei grappolini fiorali e da qui sfarfallano gli adulti nel periodo giugno-luglio. Da questi adulti si originano le generazioni più dannose, la seconda (giugno-luglio) e la terza (agosto-inizio settembre) poiché questi ovidepongono sui grappoli in accrescimento con conseguente azione carpofaga delle larve (si nutrono degli acini). La larva di tignoletta tende a forare più acini nel corso della sua attività e quindi anche una bassa presenza di larve causa notevoli danni economici. L’accrescimento delle larve di questa generazione si protrae fino ad ottobre formando le crisalidi che sverneranno tra gli anfratti della pianta e generando l’infestazione nella stagione successiva. Pertanto il ciclo biologico di questo insetto prevede tre generazioni l’anno.
Il corretto monitoraggio della tignoletta
Una corretta lotta contro la tignoletta della vite si avvale di una adeguata tecnica di campionamento e monitoraggio, alla quale poi seguiranno i trattamenti insetticidi. Negli ultimi anni poi, la tecnica della confusione sessuale contro questo insetto è andata perfezionandosi, potendo, con le giuste tecniche e mezzi, controllare efficacemente da sola questo lepidottero. Ci sono in commercio diverse tipologie di trappole per il monitoraggio che si avvalgono tutte dell’uso dei feromoni attrattivi. In ogni caso nel vigneto biologico è essenziale verificare periodicamente la presenza dell’insetto sia con trappole a feromoni che non. La soglia di intervento sulla prima generazione (quella antofaga) è tra il 30-40% dei grappolini fiorali infestati. Successivamente, essendo le larve di seconda e terza generazione quelle più pericolose la soglia di intervento è determinata a 10 maschi catturati a trappola per settimana. Da questo momento in poi si dovrà intervenire con i trattamenti in campo. Essendo il ciclo biologico delle due tignole (Lobesia botrana e Clysia ambiguella) molto simili, la loro presenza in campo è da sommare per raggiungere la soglia di danno (cambiano solo i feromoni da utilizzare). Le trappole vanno poste in numero di 1-2 ad ettaro per ogni specie di lepidottero e poste ad inizio aprile e ripulite circa tre volte al mese (ricambio fondo adesivo e capsula al feromone). Essenziale è anche verificare la presenza delle uova sugli acini e il relativo stadio di sviluppo in quanto la cattura dei maschi potrebbe non coincidere nell’immediato con la deposizione delle uova, cosa che eviterebbe un inutile trattamento.
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I corretti prodotti per i trattamenti in biologico
I prodotti da utilizzare per intervenire in campo una volta accertata una forte presenza dei maschi e delle prime uova sugli acini sono il Bacillus turingensis (qui scheda tecnica) è i prodotti a base di spinosad. Il primo esplica la sua azione in modo particolare sulle larve ai primi stadi di vita per cui non ha alcuna azione preventiva e il suo maggiore effetto si ha quando il trattamento viene effettuato con la maggior parte delle uova nello stadio testa nera, quindi prossime alla schiusura. Lo spinosad invece agisce su tutti gli stadi larvali. Anche l’olio minerale (vedi qui scheda tecnica) ha un effetto sulle uova della tignoletta, in quanto questo crea una pellicola in grado di soffocare l’uovo non ancora schiuso. In fine ricordiamo che i prodotti a base di piretro (vedi qui scheda tecnica) hanno un effetto collaterale contro le larve e gli adulti nascosti tra la vegetazione della vite. l’effetto del piretro è nettamente inferiore rispetto al Bacillus o allo spinosad in quanto questo ha minore persistenza ed è in grado di uccidere soltanto l’insetto colpito direttamente, cosa difficile in quanto le larve tendono a nascondersi all’interno degli acini. I trattamenti a seconda dei parametri ambientali andrebbero effettuati fino a quando la cattura dei maschi con le trappole non scende sotto la soglia di danno e comunque i monitoraggi vanno eseguiti fino a poco prima della raccolta dell’uva. L’uso della confusione sessuale come unico metodo di lotta talvolta può risultare non efficacie al 100% e in tal caso si interviene in campo con i trattamenti, utilizzando i prodotti sopra indicati.