La Bremia lactucae è un fungo che causa la peronospora della lattuga, malattia molto temuta in agricoltura. Nella scheda tecnica vedremo l’identificazione, la prevenzione e la lotta biologica a questa patologia.
Sommario
Identificazione e danno della malattia
La peronospora della lattuga colpisce varie specie di Composite, in particolare Lattuga e Carciofo. In caso di condizioni climatiche favorevoli, l’infezione può rapidamente scaturire in epidemia compromettendo l’intero raccolto. Per tale motivo la Bremia lactucae è considerata una delle malattie più gravi della Lattuga. La sintomatologia è evidente sulle foglie, queste presentano macchie clorotiche delimitate dalle nervature fogliari, che successivamente imbruniscono e disseccano (vedi figura 1).
L’attacco è inizialmente localizzato sulla pagina superiore delle faglie esterne, ma in condizioni ideali può raggiungere il cuore del cespo. Sulla pagina inferiore delle foglie, in corrispondenza delle zone clorotiche, e in condizioni di elevata umidità, si può osservare una muffa biancastra (sporangi, elementi riproduttivi), tal volta è possibile osservare la muffa anche sulla pagina superiore.
Il fungo Bremia lactucae attacca in tutte le fasi di sviluppo della pianta, dalle plantule fino alla piena maturità della pianta. Come già accennato, questo fungo può colpire anche il carciofo dove manifesta un sintomatologia differente. Su questa si manifesta con la comparsa di aree cloridriche circolari che evolvono in necrosi (vedi figura 2) e che generano sotto la pagina inferiore del micelio bianco. Spesso la sintomatologia su carciofo viene dai meno esperti erroneamente attribuita all’oidio. (Continua a leggere dopo la foto)
“Leggi anche la nostra scheda tecnica sulla peronospora dello spinacio (qui)”
Ciclo biologico della peronospora della lattuga
La forma svernante del patogeno è costituita dal micelio conservato nei residui colturali infetti. È possibile anche lo svernamento della peronospora della lattuga come oospora (spora sessuata), nel terreno, ma questo risulta meno frequente. Con le condizioni ambientali adeguate, in genere a primavera e in autunno il micelio svernante riprende il suo ciclo con la produzione zoospore. Le zoospore germinano e invadono l’ospite passando dagli stomi.
La malattia ha una incubazione di circa 1-2 settimane, a seguito della quale si ha la produzione di rami conidiofori (sporangi), riconoscibili dalla tipica muffa biancastra (vedi figura 3), i quali continuano a diffondere la malattia. Le temperature ottimali di crescita della peronospora della lattuga sono comprese tra i 10 e i 15°C, elemento che porta la massima diffusione della malattia in primavera e autunno, ma le infezioni sono comunque possibili anche negli altri periodi dell’anno. (Continua a leggere dopo la foto)
Come prevenire la peronospora della lattuga, i rimedi naturali
Essendo un patogeno specifico delle Compositae, le lunghe rotazioni (4-5 anni) rappresentano un’ottima tecnica di contenimento della Bremia lactucae. Altre tecniche agronomiche che risultano molto utili al controllo della peronospora sono:
- Densità d’impianto non eccessive.
- Accurato drenaggio del terreno soprattutto in presenza di terreni tendenzialmente argillosi per evitare fenomeni di ristagno.
- Fertilizzazioni azotate equilibrate.
- Preferire l’irrigazione localizzata a goccia poiché l’irrigazione per aspersione favorisce molto il diffondersi della malattia.
Fondamentale risulta essere l’utilizzo per il trapianto di piante certificate sane, in quanto è facile che in vivaio le piante si infettino. L’utilizzo di varietà di lattuga resistenti alla peronospora non ha avuto fino ad oggi grande successo vista la rapida selezione da parte del patogeno di nuovi ceppi virulenti in grado di superare le resistenze delle piante. In lotta biologica i principi attivi utilizzabili sono:
- Rame (vedi qui scheda tecnica prodotto) è il prodotto principale ma insufficiente nel caso di elevato rischio di epidemia, per questo la lotta agronomica e preventiva deve essere effettuata con particolare cura. buon prodotto lo trovi qui. In orticultura professionale per non lasciare residui visibili sulla pianta si possono utilizzare formulati di rame incolore.
- Bacillus amyloliquefaciens (vedi qui scheda tecnica prodotto) batterio antagonista, utile per contenere le infezioni. Di questi prodotti esistono diverse formulazioni commerciali registrate in agricoltura biologica.
- cos (chito-oligosaccaridi) – oga (oligo-galaturonidi), comunemente definito chitosano. I prodotti a base di questo principio attivo agiscono da elicitori (attivano) le naturali difese della pianta, rendendo la pianta meno soggetta agli attacchi dei patogeni. In Italia attualmente esiste un formulato registrato come agrofarmaco bio e diversi formulati contenenti chitosano e venduti come biostimolanti (qui un buon prodotto)
- Cerevisane, è un induttore di resistenza sistemico e preventivo ottenuto da estratti di pareti cellulari di un particolare ceppo del lievito Saccharomyces cerevisiae. Anche questo come il chitosano stimola i meccanismi di difesa delle piante. In Italia attualmente esiste un formulato registrato come agrofarmaco bio.
- Laminarina, è un oligosaccaride induttore di resistenza estratto dall’alga bruna (Laminaria digitata). Stimola quindi le naturali difese della pianta rendendola meno soggetta agli attacchi dei patogeni. In Italia attualmente esiste un formulato registrato come agrofarmaco bio e diversi formulati contenenti laminarina sono venduti come biostimolanti (lo trovi qui)