Malattie della vite, guida al riconoscimento con immagini

La vite come tutte le piante è soggetta agli attacchi dei parassiti e delle malattie causate da virus e batteri e funghi. In questa guida pratica faremo una panoramica principale sulle fitopatologie che causano danni alla vite. Per ogni patologia o insetto, troverai un link che porta ad una descrizione più completa, non avendo su questa scheda tecnica la possibilità di trattare per intero ogni singolo argomento. Ti invitiamo quindi ad approfondire l’argomento che ti interessa cliccando sugli appositi link.

Per favorire e velocizzare il riconoscimento, ogni agente di malattia o di danno è descritto con foto ed immagini. La scheda tecnica è divisa in tre sezioni che sono: agenti di malattia (virus, fitoplasmi e funghi), agenti di danno (insetti ed acari) e fisiopatie della vite.

Agenti di malattia: malattie fungine e fitoplasmi

La vite è colpita da una vasta categoria di fungi e oomiceti che causano notevoli danni. In ordine di importanza andiamo ad analizzare quali sono e che rimedi applicare per prevenirli e curarli.

Peronospora della vite

Il patogeno attacca foglie, germogli, fiori e frutti. La sintomatologia della peronospora della vite risulta piuttosto caratteristica. Sulla pagina superiore delle foglie è possibile osservare delle macchie più o meno tondeggianti giallastre e traslucide, queste vengono comunemente definite “macchie d’olio” (vevi figura 1).

peronospora della vite

Figura 1 – Sintomi di macchie d’olio su vite

Sulla pagina inferiore delle foglie in corrispondenza della macchia d’olio si osserva una muffa bianca, composta dagli organi di riproduzione asessuata del patogeno. In fine le macchie necrotizzano. In rari casi, è possibile la comparsa della muffa bianca senza la presenza della macchia d’olio o viceversa.
Le infiorescenze colpite vengono ricoperte di muffa bianca, che può evolvere nella necrosi dell’intera infiorescenza, in altri casi comporta la deformazione del solo apice che si curva ad uncino e assume una colorazione bruna, per essere successivamente ricoperto di muffa bianca. Dopo l’allegagione il patogeno comincia ad attaccare i giovani grappoli. In questo caso si parala di peronospora larvata (vedi figura 2), che si manifesta con imbrunimenti, disidratazione e disseccamento parziale o totale del grappolo.

peronospora larvata

Figura 2 – Sintomi di peronospora su grappolo

La lotta alla peronospora della vite include sia i mezzi agronomici che l’uso dei trattamenti fitosanitari. Le pratiche agronomiche più utili per ridurre la peronospora della vite risultano essere:

  • L’eliminazione di vigneti abbandonati per ridurre l’inoculo del patogeno nell’ambiente di coltivazione.
  • Una corretta potatura e adeguate forme di allevamento contribuiscono alla riduzione dell’umidità all’interno della chioma e quindi a creare condizioni ambientali meno favorevoli alla peronospora,
  • Equilibrate concimazioni azotate evitano una eccessiva vigoria e quindi una più facile gestione della chioma,
  • Per quanto possibile l’eliminazione dei residui colturali per ridurre l’inoculo svernante.

Al fine dei trattamenti biologici, la premessa per l’intervento con sali di rame (qui scheda tecnica) è rappresentata dall’instaurarsi delle condizioni favorevoli al patogeno (vedi ciclo biologico nella scheda tecnica completa) il che fa scattare trattamenti ad intervalli regolari di 7/10 giorni con i sali di rame (qui un buon prodotto). Allo stato attuale l’unica cura efficace in lotta biologica rimane l’uso dei trattamenti a base di rame utilizzato in forma preventiva e coadiuvato da altri prodotti. Gli altri prodotti utilizzabili sono i peptidati di rame (attenzione alla fitotossicità) e il silicato di sodio/potassio e il batterio antagonista Bacillus subtilis (qui scheda tecnica), di cui in Italia esistono dei formulati commerciali (vedi qui).
In agricoltura convenzionale sono disponibili diversi fitosanitari da distribuire sia in forma preventiva che curativa.
Per la scheda tecnica completa della malattia e per altre soluzioni ti invitiamo a leggere la nostra scheda tecnica completa che trovi cliccando qui

Oidio o mal bianco della vite

Questo patogeno colpisce tutti gli organi verdi della pianta, particolarmente foglie e grappoli tra la primavera e l’estate. Sulle foglie il mal bianco si manifesta con macchie di colore bianco-grigiastre e con aspetto di muffa polverulenta (vedi figura 1), successivamente le foglie possono deformarsi.

Sintomi di oidio della vite su foglia

Figura 1 – Sintomi di oidio su foglia

Anche i grappoli se colpiti dell’oidio della vite assumono il caratteristico aspetto di muffa bianco-grigiastra (vedi figura 2). Gli acini tendono a necrotizzarsi sulle zone colpite causando deformazioni e diminuzione dell’accrescimento rispetto alle zone sane, questo causa delle rotture degli acini che predispongono all’infezione da parte di Botrytis cinerea (qui), Penicillium e Aspergillus ecc.

Grappolo d'uva con sintomi di oidio. Si notano anche gli acini rotti dalla malattia

Figura 2 – Oidio su grappolo

La lotta biologica, come per gli altri Oidi, è principalmente attraverso l’utilizzo dei trattamenti a base di zolfo (qui per la scheda tecnica) e di altri composti come i bicarbonati di sodio e potassio (qui un buon prodotto).
Da citare anche gli ultimi ritrovati nel campo della lotta biologica, estremamente efficaci ed utili nel contrastare l’oidio della vite e che sono:
cos (chito-oligosaccaridi) – oga (oligo-galaturonidi), comunemente definito chitosano (lo trovi qui). I prodotti a base di questo principio attivo agiscono da elicitori (attivano) le naturali difese della pianta.
Cerevisane, è un induttore di resistenza sistemico e preventivo ottenuto da estratti di pareti cellulari di un particolare ceppo del lievito Saccharomyces cerevisiae. Anche questo come il chitosano stimola i meccanismi di difesa delle piante.
Laminarina, è un oligosaccaride induttore di resistenza estratto dall’alga bruna (Laminaria digitata). Stimola quindi le naturali difese della pianta rendendola meno soggetta agli attacchi dei patogeni.
Olio essenziale di arancio dolce, agisce sia come insetticida che come fungicida. Questo principio attivo agisce per contatto diretto, disseccando la cuticola degli insetti a esoscheletro molle e rompendo le pareti cellulari degli organi esterni conidi, cleistoteci, ecc.) delle malattie fungine.
In fine è utile citare anche due batteri utilizzati in lotta biologica contro l’iodio della vite che sono:
Bacillus amyloliquefaciens (vedi qui scheda tecnica prodotto) batterio antagonista, utile per contenere le infezioni e il Bacillus pumilus, altro batterio antagonista che esplica la sua azione di controllo contro le crittogame.
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Botrite o muffa grigia 

Denominata anche muffa grigia, sui grappoli colpiti si manifesta con la formazione di muffa color grigio (vedi figura 1). I tessuti colpiti perdono turgidità e gli acini colpiti sono irreparabilmente danneggiati. L’uva da tavola colpita da botrite è invendibile, mentre l’uva da vino subisce cambiamenti biochimici che determinano cambiamenti di sapore nel vino con relativa perdita di qualità.

danni da botrite (Botrytis cinerea) su uva in raccolta
La principale via di penetrazione (ma non l’unica) si verifica solamente sui grappoli in invaiatura dove il fungo riesce ad invadere l’ospite sfruttando lesioni di natura biotica (come danni da tignola, tripide o oidio) o abiotica (grandine e lesioni da vento forte). In questa fase fenologica gli acini non possiedono più aperture stomatiche ma la bassa presenza di acidi organici e l’aumento degli zuccheri rendono l’infezione altamente dirompente.
In agricoltura biologica la gestione della botrite avviene attraverso la gestione agronomica del vigneto e secondariamente attraverso l’utilizzo di fitofarmaci registrati in bio. Tra le pratiche agronomiche essenziali ricordiamo:
Le caratteristiche varietali del vitigno coltivato sono essenziali, vanno scelti vitigni con grappolo non serrato (spargolo) in quanto su questi è garantita una maggiore areazione con minore possibilità di creare ristagni di umidità tra gli acini.
Il calcio assume importanza nella gestione della malattia. Piante ben nutrite sotto il profilo del calcio presentano una resistenza dei tessuti maggiori agli attacchi dei patogeni.
Potatura verde e sfogliatura favoriscono l’arieggiamento. L’eliminazione delle foglie attorno ai grappoli è di grande importanza per questo aspetto, oltre ad esporre i grappoli ai raggi ultravioletti con relativa formazione di fitoalessine (composto con funzione di difesa)
Tra i sistemi di allevamento sono da favorire i sistemi a spalliera con sistemi di gestione semplici come il guyot ad esempio. Questi favoriscono un’arieggiamento maggiore rispetto alla pergola, dove i ristagni di umidità sono maggiori.
In vigneti o zone particolarmente soggette alle infezioni di botrite, i residui colturali dell’anno precedente vanno tempestivamente allontanati dal vigneto, bruciati o interranti.
Come già accennato sopra, la botrite più instaurarsi come agente secondario sui danni causati da tignola e oidio. Il controllo di queste patologie è quindi fondamentale per la corretta gestione della botrite.
Il controllo diretto della botrite in agricoltura biologica può essere effettuato con l’utilizzo di diversi agrofarmaci biologici e corroboranti. Tra i classici prodotti utilizzabili ricordiamo i sali di rame (utilizzati per il controllo della peronospora inducono l’ispessimento della cuticola degli acini oltre ad essere un fungicida di contatto). Da menzionare anche l’effetto collaterale dello zolfo sulla botrite utilizzato contro l’oidio. Questo da solo non è in grado di contrastare l’infezione e in quasi tutti i formulati commerciali registrati in Italia contro la botrite, lo zolfo è sempre in combinazione con il rame. Vale la pena ricordare anche l’utilizzo del bicarbonato di potassio che svolge un’azione fungitossica e fungistatica causando l’innalzamento del pH della superficie della foglia e causando la disidratazione dell’ifa fungina.
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Black rot o marciume nero della vite

La malattia è causata dal fungo ascomicete Guignardia bidwelli che generalmente si comporta come fungo secondario nel vigneto. Dagli anni 80′ però sono sempre più frequenti i danni causati su vite, con danno particolarmente grave sui grappoli.
I primi sintomi appaiono sulle foglie con la formazione di necrosi puntiformi dai bordi irregolari di dimensioni dai 4 ai 10 mm (vedi foto 1).

Black rot uva

Figura 1

Successivamente sui giovani acini appaiono delle zone depresse dall’aspetto lesso e di color nocciola che tendono a disseccare l’acino nei giorni seguenti formando quelle che sono definite mummie (vedi figura 2).
Prima che l’acino dissecchi sulla superfici di questo appaiono dei puntini nerastri che altro non sono che i picnidi e/o i periteci del fungo, quindi gli organi di riproduzione. Anche nelle macchie delle foglie si sviluppano i picnidi/periteci. Col tempo le macchie sulle foglie colpite tendono ad aumentare e ad ingrandirsi fino a provocare il disseccamento dell’intera foglia. Gli acini colpiti disseccano completamente e si può avere anche la perdita dell’intero grappolo.

Sintomi avanzati di marciume nero su vite

Figura 2 – Sintomi avanzati di marciume nero su vite

La prevenzione quindi si basa sull’eliminazione con la potatura verde dei grappoli colpiti e se possibile anche delle foglie. Il materiale vegetale eliminato va allontanato dal vigneto e interrato.
Fondamentale è anche arieggiare la chioma con opportune potature verdi e con la defogliazione anticipata lì dove possibile. Successivamente durante la potatura invernale vanno rimossi e allontanati tutti restanti grappoli colpiti.
Ad ogni modo i trattamenti a base di rame (vedi qui scheda tecnica) e zolfo (qui) hanno un effetto contro il marciume nero della vite.
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Mal dell’esca 

Presente in tutto il mondo il mal dell’esca è il risultato di un’infezione di diversi funghi, ed è quindi corretto dire che si tratta di un complesso di patogeni che causano la sintomatologia detta comunemente mal dell’esca. Questo complesso causa due distinti danni sulla vite, il primo con la formazione di tracheomicosi, ossia l’occlusione dei vasi linfatici, il secondo con la comparsa della carie del legno e quindi il disfacimento dei tessuti colpiti.

La malattia si manifesta in modo caratteristico sulle foglie (vedi figura 1) creando diverse colorazioni della lamina fogliare che partono tra le nervature centrali e muovono con diverse colorazioni verso il centro della foglia senza mai intaccare le nervature centrali. Si viene cosi a creare quella sintomatologia sulle foglie definita “trigrata”.

sintomi di mal dell'esca su vite

Figura 1 – Foglia di vite con sintomi di “tigrato”. Si nota come le nervature centrali rimangono intatte.

Successivamente a questi primi sintomi, le foglie iniziano a disseccarsi del tutto con disseccamento parziale o totale dei rami (vedi figura 2).

vite con sintomi di mal dell'esca

Figura 2 – Vite con sintomi parziali di mal dell’esca. Si noti il disseccamento dei rami con relativo disseccamento dei grappoli.

La lotta contro questa patologia è prevalentemente preventiva e consiste in una serie di accorgimenti agronomici che riassumiamo di seguito:

  • Eradicazione delle piante morte o fortemente compromesse.
  • Attrezzi da lavoro come forbici e seghe devono essere disinfettati di continuo.
  • Effettuare trattamenti a base di rame dopo forti grandinate.
  • Applicare mastice protettivo sui grossi tagli.
  • Applicare prodotti a base di Trichoderma dopo la potatura invernale.
  • Il rame (vedi qui) ha azione antifunginea e quindi è in grado di coprire la pianta dall’ingresso dei patogeni dopo forti venti e grandinate. Il trattamento in campo deve essere tempestivo, nell’ordine delle 24-48 ore dopo l’evento avverso.

Tra i più importati mezzi di prevenzione va menzionato l’uso del Trichoderma (vedi qui). Questo altro non è che un fungo in grado di prevenire gli attacchi dei patogeni fungini. Il Trichoderma va distribuito in via preventiva attraverso due vie. La prima è quella di applicarlo attraverso l’impianto di irrigazione o attraverso inoculi solidi al suolo. Questo permetterà una prevenzione dell’apparto radicale soprattutto dalle malattie telluriche in genere. Ma ancora più importate risulta l’applicazione aerea da effettuare subito dopo la potatura.
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Flavescenza dorata della vite

Questa malattia è causata da un fitoplasma il cui nome scientifico è Candidatus Phytoplasma vitis. Le piante colpite manifestano i sintomi in tarda estate che si manifestano con cambiamenti di colore delle foglie che vanno dagli ingiallimenti per le varietà a bacca bianca e ad arrossamenti per le varietà a bacca rossa. Altro caratteristico sintomo è l’arricciamento verso il basso die bordi della foglia che assume una forma a triangolo (vedi foto sotto)

Tipico arricciamento a triangolo causato dalla flavescenza dorata. fonte foto: www.cavb.fr

Le foglie in generale di una pianta affetta si ispessicono è assumono una consistenza cartacea. Le piante rimangono stentate è si ha una mancata lignificazione dei tranci. Sui frutti si può manifestare il disseccamento del rachide e la cascola degli acini.
Il principale vettore di questa malattia è l’insetto Scaphoideus titanus (vedi qui) che nutrendosi su piante infette trasporta il patogeno sulle piante sane.
Non c’è nessun rimedio per le piante colpite che vanno rimosse dall’appezzamento. La principale pratica di contenimento è la lotta all’insetto vettore effettuata prevalentemente con gli insetticidi e le pratiche agronomiche.

Agenti di danno: insetti ed acari

Tignola della Vite

La Tignola della Vite (Eupoecilia ambiguella o Clysia ambiguella) è un lepidottero presente nella maggior parte degli areali di coltivazione del sud Italia. Il danno si manifesta sia in fioritura (prima generazione), sia sugli acini in fase di ingrossamento ed invaiatura (seconda generazione). Il danno sul grappolo in fase di ingrossamento è estremamente dannoso per l’agricoltore in quanto sulle lesioni provocate dalla tignola si instaurano facilmente botrite e marciume acido, e sulle varietà da tavola anche pochi acini danneggiati inficiano negativamente sulla qualità del prodotto. Danni del tutto simili sono causati dalla Lobesia botrana.

tignola della vite
Una corretta lotta contro la Clysia ambiguella si avvale di una adeguata tecnica di campionamento, alla quale poi seguiranno i trattamenti insetticidi. Negli ultimi anni poi la tecnica della confusione sessuale contro questo insetto è andata perfezionandosi, potendo con le giuste tecniche e mezzi controllare efficacemente da sola questo lepidottero. La confusione sessuale può essere applicata su estensioni superiori a 10 ettari o su vigneti isolati, in caso contrario femmine feconde possono migrare da altre zone e ovideporre sul vigneto.
Questa tecnica è un rimedio molto efficace e da sola può in molti casi proteggere il vigneto contro la tignola. In caso contrario si dovrà ricorrere ai trattamenti e attuare il monitoraggio dei voli.
Ci sono in commercio diverse tipologie di trappole per il monitoraggio che si avvalgono tutte dell’uso dei feromoni attrattivi. In ogni caso nel vigneto biologico è essenziale verificare periodicamente la presenza dell’insetto sia con trappole a feromoni che non. La soglia di intervento sulla prima generazione (quella antofaga) è tra il 30-40% dei grappolini fiorali infestati. Successivamente, essendo le larve di seconda generazione quelle più pericolose la soglia di intervento è determinata a 10 maschi catturati a trappola per settimana.
I rimedi naturali da utilizzare in campo, una volta accertata una forte presenza dei maschi e delle prime uova sugli acini sono i prodotti a base di Bacillus turingensis (qui un buon prodotto) è i prodotti a base di spinosad (vedi qui).  Ricordiamo anche l’uso dell’olio minerale (lo trovi qui) che contro questo insetto trova il suo uso contro la uova, agendo per soffocamento su queste.
Per la scheda tecnica completa dell’insetto e per altre soluzioni ti invitiamo a leggere la nostra scheda tecnica completa che trovi cliccando qui.

Tignoletta della vite

La Tignoletta della vite (Lobesia botrana) è un lepidottero diffuso in tutta Italia ed in particolare nelle regioni del centro-sud. La lotta a questo insetto avviene contemporaneamente a quello della tignola della vite, Eupoecilia ambiguella.
Il danno si manifesta sia in fioritura (prima generazione), sia sugli acini in fase di ingrossamento ed invaiatura (seconda e terza generazione). Il danno sul grappolo in fase di ingrossamento è estremamente dannoso per l’agricoltore in quanto sulle lesioni provocate dalla tignoletta si instaurano facilmente botrite (vedi qui scheda tecnica) e marciume acido.
Il controllo e la lotta sono del tutto simili alla tignola della vite (vedi sopra) al quale si rimanda.
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Cicalina della flavescenza dorata

La cicalina della flavescenza dorata è localizzata principalmente nelle regioni del nord Italia ed è particolarmente temuta per la malattia che può trasmettere alle piante di vite chiamata flavescenza dorata. Questo insetto dalla fisionomia tipica di una cicalina presenta dimensioni di 6 mm di lunghezza, gli adulti presentano una colorazione di tipo marmorea con elementi brunastri e bianchi ed evidenti venature delle ali color nero (vedi figura 1)

Adulto di cicalina della flavescenza dorata

Immagine 1 – Adulto di cicalina della flavescenza dorata.

I danni diretti che cicalina della flavescenza dorata provoca sono trascurabili e si manifestano con necrosi e alterazione del colore fogliare nelle zone di puntura. Ciò che rende pericoloso lo scafoide è la possibilità di trasmissione della malattia chiamata Flavescenza dorata attraverso le punture di nutrizione. Questa malattia è causata da un fitoplasma che determina nella pianta uno stato di stress che si manifesta con ingiallimenti fogliari, caduta delle foglie, disseccamento dei grappolini e ispessimento della lamina fogliare.
I metodi agronomici applicabili per ridurre la presenza in campo della cicalina consistono nella bruciatura dei residui di potatura sia invernale che primaverile allo scopo di ridurre il numero delle uova. Infine, una rimozione dei polloni e dei getti basali della vite aiutano a contenere l’infestazione in quanto su questi tendono a risiedere le forme giovanili della cicalina della flavescenza dorata.
Inoltre vanno eliminate eventuali viti selvatiche in quanto queste possono essere vettore della flavescenza dorata. Gli insetticidi da utilizzare per i trattamenti contro questo insetto sono:

Drosophila suzukii (moscerino dei piccoli frutti)

Gli adulti della Drosofila suzukii sono piccoli moscerini giallo-marrone (3-4 mm) con gli occhi rossi (vedi figura 1)

Figura 1

Il moscerino dei piccoli frutti è noto per ovideporre in frutti sani (interi) rispetto a frutti che sono danneggiati o troppo maturi. Due caratteristiche uniche di Drosophila suzukii che lo rendono un parassita particolarmente pericoloso sui piccoli frutti e in rari casi anche su uva a bacca rossa. La sua propensione a favorire il frutto in via di maturazione (anziché, come altre drosofile che preferiscono frutti maturi) e l’ovopositore dentellato prominente della femmina, che al momento dell’inserimento può causare danni fisici al frutto. Molto spesso le ferite da ovideposizione forniscono accesso a infezioni secondarie da parte di insetti e agenti patogeni tra cui funghi, lieviti e batteri che causano ulteriori perdite. Particolare attenzione va posta a non confondere l’adulto di Drosophila suzukii con l’adulto di Drosophila Melanogaster che invece tende a deporre la sue uova in frutti già deperiti o danneggiati precedentemente da altre cause.
In Italia si sono verificati alcuni casi di danni su uva specialmente in nord Italia. Al momento non è un insetto che desta particolare preoccupazione, ma lì dove si manifesta gli attacchi sono particolarmente difficili da gestire a causa della velocità di riproduzione dell’insetto e alla mancanza di rimedi efficaci.
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Fillossera della vite

Questo è un insetto, per la precisione un afide che in passato ha causato gravissimi danni alla viticultura europea, tanto da essere un vero flagello nell’800′.
Il sintomo più caratteristico è lo sviluppo di galle sulla pagina fogliare inferiore (vedi figura 1). All’interno di queste galle si sviluppano gli insetti con diverse generazioni l’anno. Essendo un insetto a ciclo eterotopo, svolge una parte della sua vita oltre che sulle foglie anche sulle radici.
Su quest’ultime determina la comparsa di galle radicali con conseguente deperimento della pianta. Le viti europee sono particolarmente suscettibili agli attacchi radicali e meno a quelli fogliari. Viceversa le viti americane sono meno suscettibili a livello radicale e molto suscettibili a livello fogliare.
Poiché le viti americane si sono dimostrate utili come portainnesto, l’uso dell’innesto tra piede americano e parte aerea europea porta alla formazione di una pianta resistente alla fillossera con conseguente impossibilità dell’insetto di completare il ciclo di vita.
Anche se ultimamente si sono registrati focolai di fillossera su viti innestate, l’insetto è sotto controllo in tutta Europa e non determina più danni.

galle di fillossera su vite

Immagine 1 – galle di fillossera su foglia di vite

Eriofide della vite

L’eriofide della vite è un parassita molto comune che si rinviene con facilità in quasi tutti i vigneti. Questo altro non è che un acaro appartenete alla famiglia degli eriofidi il cui nome scientifico è Colomerus vitis.
L’eriofide della vite è presente su tutto il territorio nazionale e in tutti gli areali di coltivazione della vite a livello mondiale. Il sintomo caratteristico che si sviluppa sulle foglie di vite colpite è la formazione di bollossità sulla pagina superiore (vedi figura 1).

Figura 1 – Tipiche bollosità causate dall’eriofide della vite

Al disotto di queste formazioni, nell’incavo che si viene a formare si forma una fitta peluria dall’aspetto spugnoso e di colore bianco (vedi figura 2).

eriofide della vite

Figura 2

Vista la blanda pericolosità di questo acaro generalmente non sono mai eseguiti dei trattamenti mirati. Questo parassita viene facilmente controllato con trattatemi a base di zolfo (vedi qui) utilizzati per contrastare l’oidio della vite (vedi qui). In pratica per tale caratteristica è difficile che in viticoltura biologica si sviluppi abbastanza da recare danno. Invece in viticoltura convenzionale, dove l’odio viene controllato con prodotti di sintesi, gli attacchi dell’eriofide possono evolversi in situazioni di rischio, anche se un paio di trattamenti l’anno con zolfo (qui un buon prodotto) sono in grado di bloccare qualsiasi infezione.
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fisiopatie della vite

Carenza di ferro

La carenza di ferro su vite si manifesta con l’ingiallimento delle foglie apicali, queste dapprima manifestano il sintomo tra le nervature, con quest’ultime che rimangono verdi, in fine in caso di peggioramento della carenza anche le nervature divengono gialle. La prolungata assenza di ferro causa caduta delle foglie e una crescita stentata e conseguente riduzione di produzione.
Il ferro attivo biologicamente nel terreno può mancare sia per la sua naturale essenza che alla formazione di composti insolubili per via del pH elevato. Nel primo caso si interverrà con la somministrazione di solfato di ferro (tipo questo) o un chelato (come questo), nella seconda si potrà aggiustare il pH con dello zolfo (tipo questo) o concimi a reazione acida. In caso di sintomi in corso si può intervenire con un concime fogliare a base di ferro.

Carenza di magnesio

La carenza di magnesio su vite si manifesta con clorosi internervali che partono dal bordo esterno delle foglie e si muovono con il tempo verso il centro della foglia. Sui vitigni a bacca rossa la decolorazione è rossa. Generalmente le nervature rimangono verdi. Il sintomo si manifesta sulle foglie basali dei tralci e quindi sulle foglie più vecchie (vedi figura 1)

carenza magnesio vite

Figura 1 – Sintomi di carenza di magnesio su vite

I motivi della mancanza di magnesio sono molteplici, in terreni eccessivamente ricchi di potassio o calcio si sviluppa una competizione nell’assorbimento a danno del magnesio. Anche suoli con pH troppo acidi o basici sono interessati dalla sua carenza. In fine ricordiamo che anche alcuni tipi ti portainnesto come SO3 hanno difficoltà ad assorbire questo elemento e anche quelli che favoriscono troppo vigore vegetativo.
La mancanza di magnesio provoca bassa produzione di zucchero e disseccamento del rachide.
In caso di carenza si interviene con magnesio fogliare (come questo).

Carenza di potassio

La carenza di potassio si manifesta con l’ingiallimento e il successivo arrossamento del margine fogliare. Successivamente l’arrossamento coinvolge tutta la foglia ad esclusione delle nervature. Nei casi più gravi i margini fogliari disseccano (vedi figura 1)

carenza potassio vite

Figura 1 – Sintomi di carenza di potassio su vite

La scarsità di potassio assimilabile si può verificare in terreni con alto contenuto di calcio o magnesio, in cui l’elemento subisce una competizione nutritiva a suo danno. In terreni argillosi l’elemento si fissa al suolo e diviene indisponibile alla pianta. In caso di sintomi si interviene con uno o più concimazioni fogliari, solitamente con un concime 20.20.20 (tipo questo) e contemporaneamente con apporto al suolo con concime ad alto contenuto (es. Solfato di potassio) (vedi qui)

 

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6 Replies to “Malattie della vite, guida al riconoscimento con immagini”

  1. Frank

    la mia vite, da 3 anni circa, perde tutti i frutti quando è piena di chicchi, le foglie sono tutte rigogliose. Nessuno ha saputo consigliarmi Potete aiutarmi?cosa fare, per loro è molto strano.

    Rispondi
  2. Pietro

    Ho un paio di piante che alcune foglie basali (le più vecchie), che presentano lo stesso colore delle foto pubblicate sotto la mancanza di potassio.

    Trovo molto difficile capire la differenza fra mal dell’esca e carenza di potassio. Se guardo su internet altre foto del mal dell’esca assomigliano molto alla foto pubblicata da lei per mancanza potassio.

    Come faccio a capire se non è il mal dell’esca?

    Rispondi
    • Matteo Tarquini Autore dell'articolo

      Ciao Pietro, La differenza sostanziale è che una foglia colpita da mal dell’esca dissecca, o partendo dai bordi o nel mezzo delle nervature. Foglie con carenza di potassio acquistano colore rosso (varietà bacca rossa) o giallo (varietà bacca bianca) ma non diseccano. La carenza di potassio si manifesta a livello delle foglie basali mentre foglie colpite da mal dell’esca mostrano i sintomi lungo tutto il tralcio per arrivare poi, soprattutto in giornate molto calde, al disseccamento dell’apice vegetativo.

      Rispondi
  3. Paride Pironi

    Ho un pergolato di uva fragola, cresce florida fino alla fine di luglio poi al momento dell’invaiatura tutto si ferma e l’uva non matura. Nel frattempo le foglie sono compromesse nelle nervature e scuotendole si staccano in volo una miriade di piccolissimi volatili bianchi che normalmente stazionano nella facciata posteriore della foglia. Ho usato 3 trattamenti di poltiglia bordolese e almeno 6 di sapone di potassio con olio di neem, ma non ho ottenuto nessun risultato.

    Rispondi

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