Il mal dell’esca della vite è una malattia molto frequente che si riscontra nel vigneto. Possiamo dire che non esiste un appezzamento di vite dove questa malattia non sia presente. In questa scheda tecnica faremo chiarezza in modo scientifico su come riconoscere e prevenire questa malattia.
Identificazione e danno del mal dell’esca
Presente in tutto il mondo il mal dell’esca è il risultato di un’infezione di diversi funghi, ed è quindi corretto dire che si tratta di un complesso di patogeni che causano la sintomatologia detta comunemente detta mal dell’esca. Questo complesso causa due distinti danni sulla vite, il primo con la formazione di tracheomicosi, ossia l’occlusione dei vasi linfatici, il secondo con la comparsa della carie del legno e quindi il disfacimento dei tessuti colpiti.
Sporadiche piante infette nel vigneto sono da considerarsi come normale presenza del patogeno e non destano particolare attenzione, di contro questa malattia, se non correttamente prevenuta e attraverso errate pratiche agronomiche può diffondersi nel vigneto e creare importati morie delle piante.
Il complesso del male dell’esca è causato dai funghi Phaemoniella clamidospora, Phaeoacremonium aleophylum, Eutypa lata e, Botryosphaeria spp. i quali sono stati identificati dalla comunità scientifica come i principali agenti di malattia e agenti causali delle tracheomicosi, mentre il principale fungo causale della carie è stato identificato in Fomitiporia mediterranea.
La malattia si manifesta in modo caratteristico sulle foglie (vedi figura 1) creando diverse colorazioni della lamina fogliare che partono tra le nervature centrali e muovono con diverse colorazioni verso il centro della foglia senza mai intaccare le nervature centrali. Si viene cosi a creare quella sintomatologia sulle foglie definita “trigrata”.
Successivamente a questi primi sintomi, le foglie iniziano a disseccarsi del tutto con disseccamento parziale o totale dei rami (vedi figura 2).
Ciò è dovuto al fatto che l’occlusione dei vasi nella pianta da parte dei funghi impedisce alla pianta di alimentarsi correttamente e di ricevere acqua. I dissecatemi lungo il bordo della foglia sono dati dalla produzione di componenti tossiche da parte dei fughi.
I fungi si sviluppano sia all’interno del fusto principale che delle brache secondarie, perciò la sintomatologia può interessare o l’intera pianta, con totale moria o solamente una parte quando viene colpita solo una branca (figura 3)
Ciclo biologico
Questi funghi entrano all’interno della pianta attraverso ferite di vario genere tra cui le ferite di potatura ed aventi avversi come grandinate forti. Per questo è importare in caso di presenza in campo della malattia adottare delle corrette pratiche di prevenzione.
Le piante in campo possono essere infette e non manifestare sintomi per anni, cosa che rende difficile l’eradicazione della malattia.
Il sintomo si può manifestare su una pianta per più anni consecutivi prima di portarla a morte definitivamente, successivamente le piante che hanno mostrato sintomi negli anni precedenti vanno incontro ad un decorso fulmineo portando a morte la pianta in una sola stagione. Ciò accade in annate siccitose e in piena estate dove le piante non hanno più la capacità di reagire alla malattia.
Può succedere anche che piante sintomatiche per anni non manifestino più i sintomi, portando riproduzioni regolari come fossero piante sane. In tale situazioni le piante rischiano di essere ugualmente un problema al vigneto in quanto i patogeni presenti possono continuare a diffondere inoculo in campo.
Le piante possono essere infettate anche in vivaio.
Lotta al mal dell’esca
La lotta contro questa patologia è prevalentemente preventiva e consiste in una serie di accorgimenti agronomici che riassumiamo di seguito:
- eradicazione delle piante morte o fortemente compromesse.
- attrezzi da lavoro come forbici e seghe devono essere disinfettati di continuo.
- effettuare trattamenti a base di rame dopo forti grandinate.
- applicare mastice protettivo sui grossi tagli.
- applicare prodotti a base di Trichoderma dopo la potatura invernale.
Il rame (vedi qui) ha azione antifunginea e quindi è in grado di coprire la pianta dall’ingresso dei patogeni dopo forti venti e grandinate. Il trattamento in campo deve essere tempestivo, nell’ordine delle 24-48 ore dopo l’evento avverso.
Tra i più importati mezzi di prevenzione va menzionato l’uso del Trichoderma (vedi qui). Questo altro non è che un fungo in grado di prevenire gli attacchi dei patogeni fungini. Il Trichoderma va distribuito in via preventiva attraverso due vie. La prima è quella di applicarlo attraverso l’impianto di irrigazione o attraverso inoculi solidi al suolo. Questo permetterà una prevenzione dell’apparto radicale soprattutto dalle malattie telluriche in genere. Ma ancora più importate risulta l’applicazione aerea da effettuare subito dopo la potatura. Studi scientifici hanno dimostrato che attraverso le ferite di potatura si ha il grosso delle infezioni di mal dell’esca e quindi la copertura di queste con il Trichoderma previene i futuri attacchi. Il trattamento con il Trichoderma deve avvenire subito dopo la potatura, poco prima del periodo di risveglio vegetativo e con temperature medie di almeno 10 gradi.
Per le piante colpite solo parzialmente, dove il fusto principale risulta intatto, si può intervenire con l’eliminazione della branca colpita, facendo attenzione ad eliminare tutto il tessuto infetto. I residui di questa potatura non vanno dispersi in campo ma allontanati o possibilmente bruciati.
Le barbatelle sospette di essere infette di mal dell’esca possono essere trattate ponendole in immersione per 30 minuti a 50 gradi in modo da uccidere eventuale patogeni.