Sommario
Identificazione e danno dei tripidi
I tripidi sono piccoli insetti che da adulti possono raggiungere circa 1,4 millimetri di lunghezza. Le specie più rappresentative che causano danni su pomodoro e ortaggi in generale sono: Thrips tabaci e Frankliniella occidentalis, entrambe appartengono alla famiglia dei tripidi (vedi figura 1). La Frankliniella occidentalis è anche chiama comunemente tripide occidentale delle serre o dei fiori, mentre il Thrips tabaci è comunemente chiamato tripide degli orti. Questi insetti sono molto polifagi (si nutrono di diverse specie vegetali), tra le piante ortive ricordiamo: Solanacee, Liliacee, Leguminose, Cucurbitacee, Composite. Tra le piante floricole: Crisantemo, Geranio, Saintpaulia, Garofano, Rosa, Ciclamino, Poinsettia. Riguardo ai Fruttiferi attacca sia le Drupacee che le Pomacee. Nelle forme giovanili questi tripidi si presentano di colore molto chiaro o trasparente. Gli adulti di tripide risultano di colore giallino-ocra che tende a scurirsi e a presentare delle striature nerastre nella zona dorsale e dell’addome. I danni alle piante sono dovuti alle modalità di alimentazione dell’insetto, dotato di apparato boccale pungente-succhiante, sia negli adulti che nelle forme giovanili. I danni da tripidi sono diffusi su tutta la parte epigea (aerea) della pianta. Oltre all’attività trofica (alimentare), i danni sono provocati anche dall’ovideposizione, dovuti alle ferite causate per deporre l’uovo nei tessuti vegetali. Il danno da tripide si manifesta sulle foglie con la comparsa di zone depigmentate, che tendono al colore argento e successivamente divengono necrotiche (vedi figura 2). Inoltre si osserva l’arrotolamento del lembo fogliare che tenderà poi al disseccamento. Tale processo è dovuto alla presenza di particolari sostanze tossiche nella saliva del tripide. Anche sui fiori il danno da tripide si rivela con depigmentazione localizzata o più o meno sparsa che può evolvere in tessuto necrotico (disseccamento dei tessuti). Sui frutti a seguito delle punture di tripide si osserva suberificazione (tessuto cicatriziale) e deformazione. L’ovideposizione comporta deformazione e suberificazione nell’area incisa dall’ovopositore (struttura atta alla deposizione dell’uovo) attraverso il quale le femmine inseriscono le uova nei tessuti vegetali. Oltre ai danni diretti sopra descritti, va segnalata la presenza di gravi danni indiretti dovuti alla possibilità di trasmissione dei virus, per i quali entrambe le specie rappresentano un vettore. Queste specialmente trasmettono il TSWV (Tomato spotted wilt virus) e anche alcune malattie fungine tra cui Alternaria porri.
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Ciclo biologico dei tripidi
Il numero di generazioni all’anno del tripide Frankliniella occidentalis risulta variabile tra 6 e 7 generazioni l’anno. La lunghezza del ciclo di vita è influenzato dalla temperatura e si riduce all’aumentare di questa. Il tripide occidentale delle serre depone dalle 40 alle 100 uova nel corso della vita di una femmina. Questo insetto predilige la riproduzione per partenogenesi (capacità da parte delle femmine di riprodursi senza fecondazione). L’ovideposizione può avvenire in ogni tessuto della pianta. La forma svernante del tripide è rappresentata dall’adulto, il quale trova riparo nel terreno e in ogni tipo di anfratto (es. residui colturali ecc.). Il ciclo biologico di entrambe le specie qui descritte di tripide prevede lo stadio di uovo, due di larva (larva emergente e larva matura), due di pupa (denominate rispettivamente di pre-pupa e pupa) e infine di adulto (vedi figura 3). Il danno è causato dagli adulti e dai due stadi di larva. I due stadi di pupa non si nutrono è svolgono il loro ciclo quasi sempre nel terreno rimanendo raramente sulle foglie a completare questi stadi. Gli stadi di pupa sono immobili e si muovono solo se disturbati. Per il Thrips tabaci il ciclo di vita è identico con la femmina del tripide degli orti che depone non più di 80 uova per individuo. La ripresa dell’attività è condizionata dalla temperatura, quindi è facile dedurre che sarà anticipata in zone a clima mite o in coltura protetta già a fine inverno, mentre in pieno campo e in zone a clima più rigido sarà posticipata all’inizio estate. L’attività dei tripidi Frankliniella occidentalis e del Thrips tabaci proseguirà finché le temperature lo permetteranno, verosimilmente fino a fine estate-inizio autunno.
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Lotta al tripide, gli insetticidi biologici e i rimedi naturali
Con questi fitofagi bisogna fare attenzione in quanto il danno all’inizio risulta poco intenso e invisibile, ma poi esplode improvvisamente. Le forme mobili di giorno sono ben nascoste tra gli anfratti vegetali (tra i petali dei fiori ecc.) e nel terreno. Se ne può evidenziare la loro presenza scuotendo energicamente fiori o germogli all’interno di un bicchiere di plastica bianco, potendo cosi vedere le forme mobili sul fondo. Altro metodo di monitoraggio può essere eseguito con trappole cromotropiche bianche o blu, circa 1 ogni 50 m2. L’uso delle trappole cromotropiche è anche usato come strategia agronomica per ridurre il numero di individui di tripide. In commercio sono presenti film plastici colorati blu e adesivi venduti in rotoli che si distribuiscono lungo i filari delle coltivazioni andando a creare così quella che è definita cattura massiva o massale. La lotta con gli insetticidi naturali contro i tripidi prevede che anche con pochi esemplari catturati si debba intervenire con insetticidi a base di azadiractina (scheda tecnica qui) e spinosad coadiuvati da oli minerali (scheda tecnica qui) e di paraffina (scheda tecnica qui). In particolare in coltura protetta è possibile agire con rimedi naturali attraverso il lancio degli insetti utili tra cui un efficace rincote entomofago che si nutre di Tripidi l’Orius laevigatus (vedi figura 4) e specie affini (Orius niger e Orius majusculus). Tra gli insetti utili a disposizione nella lotta biologica dei tripidi ricordiamo l’acaro predatore Amblyseius cucumeris, anche questo un efficace rimedio naturale.
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Articolo molto interessante ed esauriente. Le fotografie molto chiare consentono di identificare con sicurezza il parassita. Grazie Matteo Tarquini.