biostimolanti in agricoltura, giuda completa alle tipologie

Tipologie di biostimolanti secondo la normativa

Negli ultimi anni il settore dei biostimolanti legato all’attività agricola è esploso lasciando agli agricoltori questa poderosa arma a disposizione.
Dal punto di vista legislativo i biostimolanti sono definiti dal regolamento (CE) n.1107/2009 come: “Biostimolante delle piante” qualunque prodotto che stimola i processi nutrizionali delle piante indipendentemente dal suo tenore di nutrienti, con l’unica finalità di migliorare una o più delle seguenti caratteristiche della pianta o della rizosfera della pianta:

  • efficienza dell’uso dei nutrienti;
  • tolleranza allo stress abiotico;
  • caratteristiche qualitative;
  • disponibilità di nutrienti confinati nel suolo o nella rizosfera.

In questa categoria possono finire una vasta gamma di prodotti in grado di svolgere le azioni riportate sopra. Lo stesso regolamento divide gli stimolanti in due macro categorie, microbici e non microbici. I primi quindi costituiti da un microrganismo o un consorzio di microrganismi tutto il resto classificato nei non microbici.

Il Decreto legislativo 75/2010 Permette la dicitura biostimolante soltanto ad una serie prodotti elencati di seguito:

  • Idrolizzato proteico di erba medica
  • Epitelio animale idrolizzato (solido o fluido)
  • Estratto liquido e/o solido di erba medica, alghe e melasso
  • Estratto acido di alghe della Famiglia “Fucales”
  • Inoculo di funghi micorrizici

Quindi seguendo la normativa italiana soltanto i composti contenenti questi prodotti possono essere etichettati come biostimolanti. Essendo la normativa piuttosto vecchia non tiene in considerazione lo sviluppo degli ultimi prodotti che invece hanno e svolgono le azioni richieste per rientrare nella categoria biostimolanti secondo il regolamento CE.

Quindi, fatta questa introduzione breve ma importante sullo status legislativo andiamo a scoprire nello specifico quali sono i prodotti ad azione biostimolante e le loro principali caratteristiche.

Come agiscono i biostimolanti sulla pianta

I biostimolanti vengono utilizzati per ridurre lo stress o aumentare l’efficienza d’uso dei fertilizzanti, l’efficienza d’uso dei nutrienti nella pinata, incrementare la fotosintesi o svolgere funzioni di difesa della pianta. Quest’ultimo punto è forse uno degli aspetti più interessanti dell’uso dei biostimolanti, ma attenzione, la legge non permette di citare o vendere biostimolanti che abbiano riportato in etichetta l’azione di difesa delle piante dai patogeni. Un prodotto del genere sarebbe considerato come un agrofarmaco e quindi  immesso in commercio secondo un iter legislativo diverso. Quindi moltissimi biostimolanti come ad esempio le alghe possiedono Laminarina, un composto che induce ad aumentare le difese della pianta ma tale attività non può essere dichiarata in etichetta.

L’azione dei biostimolanti inoltre è rivolta alla riduzione dei radicali liberi all’interno della pianta, composti che si formano in momenti di stress. Moltissime ricerche hanno dimostrato che l’azione dei biostimolanti agisce su questi composti aiutando la pianta a superare stress di tipo salino, idrico o temperature estreme (sia alte che basse).

I principali biostimolanti

Andiamo a vedere adesso nel dettaglio i principali composti che hanno azione biostimolante anche se non rientrano nella categoria secondo la normativa italiana e quindi venduti sotto altre etichette come prodotti speciali o concimi.

Composti a base di alghe

Sono prodotti ottenuti dalla lavorazione di diverse specie di alghe tra cui le più importanti sono Ascophyllum nodosum e Laminaria digitata, e altre della famiglia Duvillaea, Echlonia, Fucus e Sargassum. Le alghe contengono composti ad azione specifica di tipo ormonale come citochinine, auxine, betaine, arginati, acido salicilico e aminoacidi. La qualità è direttamente influenzata dal processo di estrazione. Le migliori, quelle che mantengono intatte le caratteristiche chimiche sono quelle estratte a freddo. L’estrazione con idrossido di potassio (estrazione alcalina) riduce invece la quantità di molti componenti.

Le alghe possono essere applicate sia fogliari che radicali e svolgono importanti funzioni di recupero dagli stress abiotici, miglioramento dell’assimilazione dei nutrienti come ad esempio l’azoto e hanno una parziale funzione d’incremento delle difese della pianta anche se non può essere dichiarata come visto sopra. Un buon prodotto utilizzato anche in ambito professionale lo trovi qui.

Etichetta commerciale di un prodotto a base di estratto di alghe

Etichetta commerciale di un prodotto a base di estratto di alghe, si noti come venga evidenziata la presenza di citochinine

Sostanze umiche

Sono sostanze ad azione biostimolante che derivano dall’estrazione di humus fossile come i giacimenti di leonardite anche se possono essere estratti da compost verde. I principali componenti di questi sostanze sono gli acidi umici e gli acidi fulvici. Questi composti sono stati individuati da anni come componenti essenziali in grado di esplicare molteplici benefici al suolo. Influiscono direttamente sulla crescita radicale generando una migliore radicazione che poi comporta un migliore assimilazione dei nutrienti. Conferiscono tolleranza agli stress abiotici e aiutano a mantenere disponibili elementi nutritivi come il calcio evitando la sua retrogradazione in alcuni suoli con pH alcalino. Migliorano la capacità di scambio cationico, generando una maggiore disponibilità di elementi nutritivi alla pianta e hanno un effetto di mantenimento del pH attraverso un effetto tampone.

Può essere venduto sia in formulazioni liquide (vedi qui) che in polvere o granuli (come questo). A seconda del prodotto può essere distribuito sia radicale che fogliare anche se per via delle sue caratteristiche la migliore attività è esplicata quando distribuito per via radicale.

Idrolizzati proteici

Questa è una categoria molto eterogenea di prodotti in quanto sono una miscela di aminoacidi e peptidi di diversa natura. Gli idrolizzati proteici si dividono in due grandi categorie quelli di origine animale e quelli di origine vegetale. Quelli di origine animale presentano maggior contenuto di glicina e prolina mentre quelli di origine vegetale invece presentano acido glutammico, acido aspartico e triptofano.

La composizione comunque cambia a seconda del materiale di partenza che può essere cuoio, residui di lavorazione dell’industria ittica o biomasse vegetali, soprattutto leguminose. Tutte queste matrici sono sottoposte a idrolisi chimica o enzimatica. È chiaro quindi che a seconda del materiale di partenza e del tipo di idrolisi si hanno prodotti con caratteristiche estremamente diverse. Le caratteristiche degli idrolizzati possono riassumersi nelle seguenti attività:

  • favoriscono l’assorbimento di acqua nutrienti,
  • forniscono una discreta quantità di azoto (soprattutto quelli di origine animale)
  • essendo composti in buona parte in aminoacidi sono un precursore di molte molecole con forte attività biologica.

È scientificamente provato che aiutano nella sintesi delle auxine, importante ormone delle piante. Hanno funzione antistress aiutando la pianta a superare momenti difficili come:

  • il trapianto
  • eccessi di calore
  • condizioni termiche estreme.

Questi biostimolanti possono essere utilizzati con trattamenti fogliari o radicali anche se si preferisce l’utilizzo fogliare per via di un effetto più pronto. Uno dei più utilizzati in agricoltura professionale lo trovi qui

Inoculo di funghi micorrizici

Su ColtivoBio abbiamo una scheda di approfondimento sulle micorrize e il loro beneficio in agricoltura che puoi trovare a questo link. Le micorrize svolgono il ruolo fondamentale per l’assimilazione del fosforo e sembra anche siano coinvolte nell’attenuare gli stress ambientali soprattutto quelli di tipo salino o idrico. Generalmente questi composti sono venduti assieme ai batteri della rizosfera.

Questi batteri è scientificamente provato che contribuiscono a creare una relazione con le radici della pianta che giova alla pianta stessa. La rizosfera può essere paragonata al microbiota dell’intestino umano, quando questo viene a decadere o si formano degli squilibri si ha anche un problema al resto dell’organismo. Stessa cosa avviene nelle piante, ripercussioni negative sui batteri di rizosfera si ripercuotono anche sulla pianta. Questo complesso di batteri inoltre compete per lo spazio e nutrienti contro i microrganismi patogeni.

Oltre alle micorrize e i batteri batteri della rizosfera questi composti vengono venduti anche con l’aggiunta di Trichoderma. Abbiamo già parlato in passato di questo fungo utilizzato per la difesa delle piante e puoi trovare ulteriori informazioni a questo link. Il ripristino di una microflora buona a livello radicale comporta un beneficio della pianta sotto diversi aspetti. Questi prodotti possono essere venduti sia in polvere (qui un buon prodotto) che in pellet (qui uno dei migliori). La maggior parte dei prodotti va distribuito per via radicale anche se alcune tipologie possono essere applicate per via fogliare.

Silicio

È un prodotto che si è dimostrato avere proprietà biostimolanti con spiccate capacità di difesa contro le malattie dell’apparato fogliare specialmente sul mal bianco come quello delle cucurbitacee. I meccanismi non sono ancora del tutto chiari ma sembra che sia in grado di creare una barriera fisica in grado di impedire l’adesione delle ife del fungo e che stimoli la produzione di composti ad attività di difesa come fenoli e fitoalessine. Ricerche hanno dimostrato anche la capacità di questo composto ad aiutare la pianta a superare stress di carenza idrica e stress Salini. Il miglior silicio disponibile al momento sul mercato è quello proveniente dal silicato di potassio. Questo biostimolante è utilizzato solo per trattamenti fogliari.

Per saperne di più puoi consultare il libro: Biostimolanti per un’agricoltura sostenibile del professor G. Colla (lo trovi qui)

 

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