Il carbone del mais (Ustilago maydis) è un fungo patogeno e parassitario che infesta le spighe (pannocchie) di mais. Dopo essere entrate nello spadice le spore parassitarie infestano i chicchi sviluppando rigonfiamenti tumoriformi (vedi figura 1 e 2)
I rigonfiamenti non sono altro che il corpo fruttifero del fungo. A maturità queste formazioni si rompono rilasciando nell’ambiente le clamidospore. Queste non sono altro che organi di riproduzione durevoli che andranno a generare future infezioni negli anni successivi.
La malattia si può sviluppare anche su foglie ma con formazione di escrescenze più piccole. Grandine, rotture meccaniche e vento forte portano ad una maggiore suscettibilità della malattia, potendo il fungo penetrare per mezzo di queste ferite.
Si è visto che concimazioni azotate eccessive portano ad un maggior sviluppo della malattia. Clima secco e temperature comprese tra i 26 e 34 gradi sono l’optimum di crescita per il carbone del mais.
Allo stato attuale l’uso di ibridi resistenti di mais limita le perdite causate dal fungo a percentuali molto basse, tanto che non esistono al momento prodotti registrati per la cura di questa malattia. Se le piante vengono colpite in fase giovanile la perdita di produzione può essere maggiore.
I rimedi contro il carbone del mais sono di tipo agronomico con l’utilizzo di varietà resistenti, l’eliminazione dei soggetti infetti e rotazioni culturali.
I corpi fruttiferi del fungo (i rigonfiamenti tumoriformi) sono commestibili e in alcune regioni del Messico sono considerati una prelibatezza.