L’iodio o al bianco delle cucurbitacee attacca cetriolo, zucchina, melone e anguria. In questa scheda tecnica vedremo come curare ed eliminare l’oidio con rimedi naturali e biologici
Sommario
Sintomi e danni della malattia sulle cucurbitacee
Si tratta di una malattia fungina (chiamata comunemente oidio o mal bianco) di rilevante importanza per le Cucurbitacee specialmente cetriolo, zucchina, melone e anguria. E’ causato da diversi agenti fungini: quelli più frequentemente segnalati sono Podosphaera xanthii e Golovinomyces cichoracearum, in passato denominati rispettivamente Sphaerotheca fuliginea ed Erysiphe cichoracearum. Questi funghi si sviluppano a danno di molte specie coltivate tra cui melone, cocomero, zucchino, zucca, tabacco, cetriolo. Anche se non risulta devastante per la coltura questa malattia può compromette il raccolto sia quantitativamente che qualitativamente come accade nel caso del melone dove influenza negativamente l’aroma. I sintomi dell’oidio sono comuni a tutte le Cucurbitacee e si manifestano principalmente sulle foglie, ma anche su fusti, piccioli e raramente l’infezione interessa i frutti (melone). Inizialmente la malattia si manifesta sulla pagina inferiore delle foglie sotto forma di muffa biancastra (vedi foto sopra) dall’aspetto polverulento (micelio fungino). Successivamente la sintomatologia si presenta in piccole chiazze che con l’accrescimento si uniscono tra loro e si estendono sull’intera foglia anche nella pagina superiore (vedi figura 1). Con il protrarsi dell’infezione le foglie colpite da mal bianco dapprima ingialliscono e successivamente disseccano.
I limiti termo-igrometrici per lo sviluppo dell’oidio delle Cucurbitacee sono piuttosto ampi: temperatura compresa tra 10 e 35 °C (ottimale a circa 26 °C). La germinazione delle ascospore è possibile anche con bassa umidità relativa, ma ne è favorita da valori alti (Continua a leggere dopo la foto).
Ciclo biologico dell’oidio del cetriolo, zucchina, melone e anguria
Golovinomyces cichoracearum e similmente Podosphaera xanthii, si conserva nell’ambiente come cleistotecio (corpo fruttifero contenente aschi, strutture nelle quali si ha la formazione delle ascospore che sono spore sessuate) nei residui colturali infetti. Può conservarsi anche come micelio sulla vegetazione spontanea. Il mal bianco comincia il suo ciclo a giugno in pieno campo (mentre in serra è possibile la sua presenza tutto l’anno) per raggiungere la piena espansione a fine estate. A giugno si ha la ripresa dell’attività del patogeno con la formazione da parte dei cleistoteci svernanti delle ascospore che danno inizio all’infezione primaria. Successivamente con le giuste condizioni di caldo-umido raggiunte in estate si ha la diffusione della malattia (riproduzione asessuale) attraverso la produzione e germinazione dei conidi (questa è definita infezione secondaria). In fondo all’articolo troverai un video sul ciclo di vita dell’oidio delle cucurbitacee con la possibilità di mettere i sottotitoli in italiano.
Leggi anche la nostra scheda tecnica su: come eliminare in modo biologico l’afide delle cucurbitacee che trovi cliccando qui
Lotta all’oidio con rimedi naturali e biologici
È difficile contenere il mal bianco delle cucurbitacee attraverso delle pratiche agronomiche, la lotta si avvale principalmente dei trattamenti con diversi principi attivi. L’utilizzo dello zolfo (qui un buon prodotto) rimane uno dei principali mezzi di contenimento di questa patologia. La cura con lo zolfo in agricoltura biologica va effettuata irrorando prodotti a base di zolfo bagnabile o in polvere secca sulla vegetazione delle piante ai primi sintomi della malattia. Utili sono anche i trattamenti a base del fungo passita Ampelomyces quisqualis che rientra tra i trattamenti biologici. Questo non va utilizzato in concomitanza con lo zolfo e non dopo che siano passati 5 giorni dal trattamento con questo. Altro rimedio naturale utilizzabile e che ha dimostrato un’efficacia al pari dello zolfo è l’olio essenziale di arancio dolce. Utile come mezzo preventivo è l’uso del Bacillus amyloliquefaciens (vedi qui scheda tecnica) che ha azione antagonista verso l’oidio creando un ambiente sfavorevole alla sua crescita. Il bicarbonato di potassio (come questo) è un rimedio naturale che da discreti risultati, la sua azione è di tipo preventiva e per migliorarne l’attività va miscelato con dei bagnanti come l’olio di soia (lo trovi qui), che è anche un potenziatore delle difese. Recenti studi hanno dimostrato l’efficacia anche delle concimazioni a base di silicio (tipo questo) nel contenere gli attacchi di oidio. Per massimizzare l’efficacia dei prodotti sopracitati si abbina sempre un induttore di resistenza in grado di conferire la pianta maggior resistenza alle malattie. In Italia sono reperibili i prodotti a base di chitosano (lo trovi qui) e ci cerevisane (lo trovi qui), entrambi in grado di indurre maggiore resistenza alle malattie.
In fine si ricorda che attualmente sono disponibili per le diverse varietà di Cucurbitacee cultivar con diversi livelli di tolleranza al mal bianco.
Bisogna sfatare alcuni falsi miti che circolano in rete circa la lotta contro all’oidio delle cucurbitacee. l’uso delle rotazioni colturali come suggerito da alcuni siti e del tutto inutile contro questa malattia. Questi consigliano erroneamente di non coltivare cucurbitacee nello stesso appezzamento per evitare l’infezione di mal bianco. La rotazione è utile per altre tipologie di malattie fungine ma non per l’oidio, potendo questo infettare anche piante spontanee e diffondersi tramite i conidi anche per chilometri. Non potendo quindi evitare lo sviluppo dell’oidio delle cucurbitacee su erbe spontanee o di coltivare piante suscettibili nei dintorni della nostra azienda o orto, tale consiglio e scientificamente inutile e frutto della non conoscenza del ciclo biologico della malattia.
Altro mito da sfatare è l’uso del macerato di equiseto, prodotto consigliato da molti quasi fosse un rimedio miracoloso. La verità è che l’azione di contrasto dell’equiseto contro l’oidio è talmente blanda che qualsiasi trattamento alternativo ha efficacia superiore a questo. Nessun manuale di patologia vegetale consiglia l’uso del macerato di equiseto e il costante rimandare di questo prodotto è frutto di articoli copia e incolla e dettato dall’idea che questa pianta tradizionalmente considerata “magica” possa apportare benefici. A riprova di ciò nessun prodotto in Italia a base di equiseto è registrato come agrofarmaco, a differenza invece dello zolfo, del Bacillus amyloliquefaciens o dell’olio di arancio dolce.